DERMATOLOGO UNIVERSITARIO PROFESSORE PIETRO SANTOIANNI NAPOLI
SISTEMI DI VEICOLAZIONE INTRADERMICA
La ricerca dermatologica considera gli studi sperimentali e clinici sugli effetti funzionali dei topici di grande importanza anche applicativa. Non vi è infatti efficace terapia con prodotti topici – pur eccellentemente formulati – quando non ne è noto l’effetto funzionale; o formulati secondo empirismo e componenti privi di riscontro secondo i principi della evidenza clinica e della medicina sperimentale, con rinuncia pertanto al razionale terapeutico.
Diversi aspetti sono ormai noti sul come un farmaco o altro principio attivo possa attraversare la barriera costituita dallo strato corneo, maggiore fattore limitante del processo di diffusione e penetrazione, e come questo possa essere influenzato in modo da ottenere migliori effetti funzionali .
La bassissima permeabilità del corneo a sostanze idrosolubili è legata alla matrice extracellulare lipidica costituita da ceramidi, colesterolo, acidi grassi liberi in definito rapporto molare, critico e funzionale alla integrità della barriera.
Le sostanze possono attraversare il corneo per via intercellulare e transcellulare, o anche attraverso unità pilosebacee e ghiandole eccrine.
Il trasporto attraverso lo strato corneo è fondamentalmente un processo di diffusione passiva molecolare; determinanti importanti sono solubilità e diffusibilità del soluto. La penetrazione comprende ripetuti fenomeni di partizione delle molecole della sostanza/farmaco tra i compartimenti lipofilo e idrofilo del corneo. La biodisponibilità cutanea della maggior parte delle formulazioni dermatologiche commercializzate risulta bassa.
Le strategie per incrementare la veicolazione possono essere chimiche, di ordine biochimico o fisiche. Un problema tuttavia è rappresentato dal fatto che la maggior parte degli studi sono condotti in vitro. Nonostante l’ampia varietà dei metodi studiati per aumentare la veicolazione transdermica ( per ottenere effetti sistemici), l’utilità è limitata. Gli enhancers chimici: a) incrementano la diffusibilità della sostanza all’interno della barriera, b) ne aumentano la solubilità nel veicolo, c) migliorano il coefficiente di partizione. Inoltre metodi capaci di interferire con la biosintesi di alcuni lipidi alterando la struttura della barriera incrementano la penetrazione. Esistono ancora: sistemi carrier vescicolari; sistemi supersaturi e sono state anche utilizzate ultimamente onde laser.
Di grande interesse sono i meccanismi fisici di aumento della penetrazione, rappresentati da: iontoforesi, elettroporazione, ed ultrasuoni (sonoforesi).
La iontoforesi incrementa la penetrazione di sostanze ionizzate mediante un campo elettrico, ma risulta indicata per brevi applicazioni e dovrà essere migliorata probabilmente da studi futuri. La elettroporazione utilizza correnti di bassa intensità fornite da un elettrodo della stessa carica della polarità netta del farmaco creando nuovi percorsi. La sonoforesi produce alterazioni nella struttura del corneo, e permeabilizzazione. Le frequenze utili non appaiono ancora ben stabilite: anche se quelle utilizzabili in Dermatologia sembrano essere comprese tra i 20 e i 25 KHz. Restano ancora da valutare con attenzione l’efficacia sul trasporto intradermico di crioelettroforesi e idroelettroforesi.
Nel vicino futuro molte ricerche saranno dedicate allo ulteriore sviluppo di metodi fisici per la attivazione della penetrazione cutanea con modificazioni degli attuali metodi di iontoforesi, e con metodologie ad ultrasuoni (sonoforesi). Recenti studi propongono la possibilità di adoperare i metodi sopra citati in collaborazione con i metodi fisici.
Attualmente alcuni sono delegati – anche se eccellentemente svolti – solo alla prospettiva dermocosmetica, ed altri solo alla industria degli elettromedicali, senza evidenza clinica.
(P.Santoianni)